Molti si chiedono se i guadagni ottenuti da programmi di cashback o dai famosi “invita un amico” vadano dichiarati al Fisco. La risposta dipende da come si ottiene quel denaro.
 
                I veri fan dei coupon e degli sconti lo sanno: una promo amico, un codice referral o un cashback possono generare dei guadagni, e anche belli grossi. Soldi che in certi casi fanno scattare il dubbio: come vanno dichiarati? Ci devo pagare le tasse sopra? L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che non tutti i bonus sono uguali, e che dietro una ricompensa da invita un amico può nascere un reddito tassabile.
Il cashback nasce come una forma di sconto indiretto. È il caso più comune: compri un prodotto o un servizio e una parte della spesa ti viene restituita, magari dopo qualche giorno o tramite un’app come Satispay o un circuito di carte.
In questo caso il rimborso non è un vero guadagno, ma una semplice riduzione del prezzo pagato. Proprio per questo l’Agenzia delle Entrate, in una risposta all’interpello 338/2021, ha precisato che non c’è niente da dichiarare.
Ma c’è una condizione: l’acquisto deve essere personale, non effettuato per conto di un’azienda o di un’attività professionale. Il cashback, quindi, è esentasse solo se legato a spese private e volontarie, altrimenti può diventarlo.
Il discorso cambia del tutto quando il guadagno non deriva da un acquisto, ma da un programma “invita un amico”, un bonus di iscrizione o da altri referral program che offrono ricompense per lasciare una recensione o compiere altre azioni.
In queste situazioni, secondo l’Agenzia delle Entrate, si realizza un vero e proprio compenso. Chi riceve il premio, infatti, svolge un’attività che genera un vantaggio per l’azienda: porta nuovi clienti, promuove un servizio, contribuisce alla crescita di una piattaforma e incassa del denaro.
Per questo tipo di guadagni scatta l’obbligo dichiarativo. Sono i considerati redditi diversi, cioè redditi di lavoro autonomo non esercitati abitualmente o compensi per obblighi di fare, non fare o permettere. Nella pratica, se ottieni più bonus da vari programmi, potresti ricevere diverse Certificazioni Uniche (CU) da parte dei soggetti che ti hanno pagato.
Iscriversi a questi programmi rimane perfettamente legale, ma chi accumula somme significative deve tenere conto delle regole fiscali. Il confine tra sconto e compenso passa dal tipo di azione che si compie: se compri, non paghi tasse; se promuovi, sì.
Anche se le cifre in gioco possono sembrare modeste, l’obbligo di dichiararle esiste comunque. In alcuni casi la piattaforma stessa emette una CU con l’importo corrisposto, che va riportato nella dichiarazione dei redditi, oppure una ritenuta d'acconto con somma già tassata (20%) dall'azienda.
Se usi app o servizi con programmi di cashback e referral e hai dei dubbi, consulta i regolamenti: a volte nelle condizioni puoi sapere se il bonus finirà o meno nella dichiarazione dei redditi.
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